Premessa
La
stereotassi ( dal Greco :" disposizione spaziale ") è
una "mentalità" chirurgica, piuttosto che una tecnica.
Applicata, dopo l'introduzione delle metodiche computerizzate di
imaging, a vari settori della chirurgia ( biopsia di masse toraciche
e addominali profonde, di noduli mammari non palpabili ecc. ), la
stereotassi nacque in ambito neurochirurgico, circa 90 anni fa.
Essa sfrutta i rapporti tra lo spazio tridimensionale occupato da
strutture o lesioni intracraniche e un sistema esterno di riferimento,
al fine di guidare con precisione strumenti di vario tipo su bersagli
(" target ") prestabiliti.
L'intenzione
dell'ideatore della radioterapia stereotassica, dottor Leksell,
era di utilizzare la metodica anche in campo terapeutico, al fine
di colpire le cellule neoplastiche con dosi altissime di radiazioni,
salvaguardando al contempo i tessuti sani circostanti. Per arrivare
a tanto si è dovuto però aspettare l'avvento dei primi
acceleratori lineari, alla fine degli anni Sessanta, e i loro successivi
affinamenti tecnologici negli anni Ottanta: ecco allora che in poli
di ricerca come Boston negli Stati Uniti, e Vicenza in Italia, viene
sviluppata la tecnica di irradiazione stereotassica mediante acceleratore
lineare.
Tc
pre terapia
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Tc post terapia
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Metodica
La
metodica si basa sull'utilizzo di particolari dispositivi meccanici,
detti caschi, costituiti da un telaio metallico (" frame ")
che viene fissato al cranio del paziente, così da poter raggiungere
un target situato nel suo interno e definito spazialmente da una
terna di coordinate.
Utilizzata
anche per patologie non tumorali (come angiomi, aneurismi, malformazioni),
la radioterapia stereotassica è diventata un trattamento
di elezione per numerose neoplasie cerebrali grazie ai suoi innegabili
vantaggi.
L'apparecchio stereotassico di Leksell consta di un casco che viene
rigidamente applicato al cranio del paziente, mediante viti che
penetrano nel tavolato esterno. Nel casco vengono inseriti dei reperti
radio-opachi o paramagnetici che in TC e, rispettivamente, in RM,
consentono di definire uno spazio tridimensionale in cui, mediante
tre coordinate cartesiane ortogonali, X ( piano assiale ), Y ( piano
sagittale ), Z ( piano coronale ), si può identificare qualsiasi
punto. Ricavate le coordinate del bersaglio, questo può essere
raggiunto da qualsivoglia angolazione o incidenza. Il casco stereotassico
serve quindi, per localizzare con precisione la massa tumorale intracranica
e, successivamente, consente di far arrivare perfettamente a bersaglio
le radiazioni emesse dall'acceleratore lineare ad esso solidale
I primi interventi sono stati eseguiti su lesioni molto piccole
e profonde, non aggredibili chirurgicamente, come lesioni vascolari.
Poi, negli stessi centri si è tentato con successo di intervenire
su lesioni più grandi, fino a 3 centimetri o più di
diametro, come possono essere spesso tumori cerebrali e focolai
di metastasi intracranica.
Sistema
di immobilizzazione
Invasivo
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Non invasivo
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Recentissima è l' introduzione di sistemi stereotassici che
utilizzano dispositivi. di immobilizzazioni non invasivi (Stereotactic
Relocatable Frame). Questo sistema non-invasivo, da noi usato da
circa 2 anni, fornisce la localizzazione stereotassica, immobilizzazione
e la precisione richiesta per le tecniche di radiochirurgia. Il
sistema fa corpo con la struttura (casco) con possibilità
adattabili di livellamento del capo per l'allineamento preciso del
laser e il posizionamento della sede all'isocentro dell'acceleratore
lineare. Esso consiste in due braccetti (hydraulic arms) costruiti
con tre giunzioni capaci di muoversi. Dunque il morso può
essere spostato quasi in ogni posizione consentendo una comoda e
fissa posizione del paziente. L'aspetto di questo sistema di immobilizzazione
è quello di un morso e da questo prende il nome Mouth piece.
Con esso viene riprodotto con un'apposita pasta (dental impression
material) il calco dentario del paziente. In aggiunta si posiziona
sul viso del paziente una maschera termoplastica che fa da calco
ai contorni del capo e del viso, facilitando la completa immobilizzazione
e riproducibilità millimetrica al trattamento.
Fasi
della terapia
Ad
un paziente sottoposto a radioterapia stereotassica viene prima
di tutto applicato il casco stereotassico, collocato sulla teca
cranica con un'anestesia locale: non si avverte alcun dolore.
Vengono
eseguiti esami come TAC, RMN, angiografia che servono a localizzare,
diagnosticare e misurare la massa neoplastica.
Poi,
nei reparti di fisica sanitaria e di radioterapia viene prefigurato
al computer il trattamento che si andrà a fare.
La
terapia prevede un movimento coordinato dell'acceleratore lineare
rispetto al lettino di terapia.
L'applicazione delle ricostruzioni volumetriche computerizzate in
TC e RM, ha consentito di simulare i vari approcci chirurgici, valutando
le vie migliori per raggiungere un qualsivoglia target, visualizzando
le strutture nervose
e vascolari da attraversare o da evitare; si arriva, oltre che a
simulare, a programmare l'intervento e a eseguirlo.
Infine l'applicazione vera e propria: disposto sul lettino, con
il casco ben centrato, il paziente viene irradiato per 15-20 minuti,
con la fonte di radiazione che ruota secondo uno schema prefissato,
in modo tale che i raggi arrivino sul bersaglio tumorale da più
punti diversi della teca cranica, seguendo quindi percorsi ogni
volta differenti, così da incidere il meno possibile i tessuti
sani.
Conclusioni
La
radiochirurgia è impiegata nel trattamento incruento di:
-malformazioni artero-venose; piccole neoplasie benigne di difficile
raggiungimento e asportazione ( neurinomi dell' acustico, meningiomi
della base cranica, pinealomi );
-metastasi encefaliche uniche o multiple;
-patologie varie ( talamotomia per il morbo di Parkinson, dolori
incoercibili ecc.
La mortalità e la morbilità delle procedure stereotassiche
sono molto basse, dell' ordine rispettivamente dell' 1% e 2%, mentre,
per confronto, la mortalità della biopsia " free-hand
" per neoplasie maligne raggiunge il 13%.
Descritta in maniera così semplice, la radioterapia stereotassica
può apparire una tecnica banale: in realtà richiede
un alto livello di competenza, grande organizzazione e un approccio
rigorosamente interdisciplinare: radioterapisti, fisici sanitari,
neuroradiologi e neurochirurghi agiscono a stretto contatto di gomito.
Dose
rilasciata con fasci conformazionali
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Dose
rilasciata con arcoterapia
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Risultato
della distribuzione 3D
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Nella
radioterapia stereotassica può sufficiente una sola seduta
o è necessario frazionare la dose erogata in più sedute.
Il grosso passo avanti è che in questo modo è possibile
intervenire su masse neoplastiche profonde, prima irraggiungibili
con il bisturi, a causa del rischio di lesionare importanti aree
cerebrali limitrofe e, ancora, si possono curare tumori a lenta
crescita, che non raggiungono grosse dimensioni e che sono quindi
difficili da trattare con la chirurgia. Con la radioterapia stereotassica
diventa possibile curare il "molto piccolo" e il "molto
profondo".
Ma anche sulle masse di dimensioni più grosse la nuova tecnica
può essere applicata, in coazione con il neurochirurgo: se
quest'ultimo toglie ciò che può da un tumore di grosse
dimensioni, poi può intervenire la radioterapia stereotassica
là dove il bisturi potrebbe invece provocare danno. Miglioramenti
nella tecnica e nella precisione di intervento, potrebbero in un
futuro a medio termine non rendere del tutto inappropriata l'ipotesi
di estendere questa terapia ad altri tipi di tumore, come quelli
del torace e dell'addome.
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